Sciolsi il nastro, aprii l’elegante pacchetto, sorrisi alla vista di quel gioiello così delicato e importante al tempo stesso, indossai il bracciale e mi diedi alla fuga verso l’albergo più vicino, mentre mia madre mi dava della pusillanime e cercava inutilmente di lanciare e rompere gli oggetti che le capitavano a tiro. Il mattino dopo, trascorsa una notte insonne tentando di convincermi che avevo immaginato tutto, respirai a fondo e rassegnata feci ritorno al mio appartamento. Ero sicura di non aver sognato. Non avrei mai sognato mia madre. Il mio psicologo mi diceva che ero uno strano caso di rapida elaborazione del lutto.